Un onore, un regalo indimenticabile, un’occasione che ci ha offerto come un assist. Lui che, abitualmente, riceveva i passaggi vincenti. Paolo Rossi, quest’estate ha accolto l’invito di Piutre Fantacalcio e ha chiacchierato con il nostro giornalista Pietro Razzini per quasi un’ora: ricordi legati ai suoi gol, aneddoti sui compagni con cui ha condiviso tante battaglie, cadute e risalite che hanno accompagnato la sua carriera. Il tutto a margine della presentazione del libro scritto a quattro mani con la compagna Federica Cappelletti, professionista della comunicazione che ha spinto Pablito a pubblicare “Quanto dura un attimo”, edito da Mondadori. Nella lunga intervista rilasciata in esclusiva a Piutre Fantacalcio, on line sul nostro canale Youtube, ha emozionato gli spettatori con il racconto in diretta delle reti segnate al mondiale del 1982, mentre scorrevano in video le immagine delle marcature: “Il primo gol contro il Brasile è stato il più importante per me: ha rappresentato una vera e propria liberazione. Nella seconda e nella terza ho sfruttato un errore della difesa sudamericana e mi sono piazzato là dove speravo potesse finire il pallone: opportunismo e cinismo. Italia-Brasile è stata una partita storica per l’importanza delle squadre e del match in sè, per il risultato finale e per come si è arrivati al risultato stesso. In semifinale poi ho segnato una doppietta alla Polonia. In particolare ricordo la seconda rete, su cross di Bruno Conti. A fine partita lo ringraziai dell’assist e gli dissi: “Su quel traversone c’era scritto “basta spingere”. “. Una Palla perfetta. Infine l’1-0 in finale contro la Germania: se devo citare una rete chi mi rappresenta in tutto e per tutto, trovo che l’esempio più chiaro sia proprio questo”.
PABLITO E IL BRASILE: UN CALCIO ALLE EMOZIONI
Il calcio è magico, proprio come il fantacalcio, perchè regala emozioni a chi lo vive con intensità. Paolo Rossi è stato un uomo che ha non si è mai accontenta ma ha sprintato verso la gloria con la grinta e la sicurezza del campione vero: “Non ho mai pensato di poter perdere la gara contro il Brasile. A dirla tutta segnammo anche il quarto gol con Antognoni. Rete validissima ma, all’epoca, annullata. I nostri avversari erano straordinari ma giocarono in una modo “un po’ troppo leggero” . L’Italia fu più determinata. La gara precedente, contro l’Argentina, ci diede fiducia, oltre alla spinta per entrare in campo contro il Brasile con la sicurezza di poter vincere. E i giocatori di grande livello non vanno mai sul terreno di gioco con l’idea di poter perdere. Contro chiunque e su qualunque campo. Perchè un discorso simile vale anche per i grandi stadi del mondo: più grande era lo stadio, più sentivo una forza dentro di me che mi spingeva a dare il massimo. Io avevo la gioia di giocare davanti a 100.000 persone, in arene calde. Una volta in campo non sentivo la pressione perchè ero concentrato su quello che succedeva in quel preciso momento. Mai timore o terrore. Solo un gran piacere di essere su palcoscenici importanti”.
PAOLO ROSSI E IL CALCIO: VITTORIE E SCONFITTE SEMPRE A TESTA ALTA
Quante battaglie ha vissuto Paolo Rossi. E che avversari ha sfidato. I migliori del mondo perchè, in quegli anni, la Seire A era il Paradiso del football. Tra tanti gol e soddisfazioni c’è stato però anche un periodo buio a causa di una lunga (e immeritata) squalifica: “Ho perso due anni di carriera in maniera incredibile, per un episodio di 60 secondo in cui ho avuto un semplice contatto con una persona. La Juventus mi ha dato la possibilità di allenarmi, di prepararmi comunque al Mondiale. Ci sono state delle figure e delle realtà fondamentali nel mio percorso di avvicinamento a Spagna ’82: la Torino bianconera, per esempio, dove ho trascorso anche 3 anni di settore giovanile, e il Vicenza, società che ha avuto un grande valore per me. G.B. Fabbri, l’allenatore di allora, mi ha cambiato ruolo trasformandomi in centravanti. Inoltre è stato un precursore: con lui si è cominciato a costruire l’azione da dietro. Trapattoni mi è stato estremamente vicino. Bearzot ha sempre creduto in me. Era burberoma leale. Difendeva sempre i suoi calciatori. Aveva creato un ambiente incredibile in nazionale. Pretendeva che tutti remassero dalla stessa parte: spesso non convocò giocatori che dal punto di vista tecnico avrebbe meritato, proprio per questo concetto di gruppo. Gran parte del merito per la vittoria nel 1982, è suo. In Argentina nel 1978 abbiamo seminato e in Spagna abbiamo raccolto i frutti del suo lavoro.
PAOLO ROSSI E LA SUA CARRIERA: IL GRANDE CALCIO VISSUTO CON AMICI VERI
Nella sua carriera tanti successi di squadra ma anche allori individuali. Il più noto, ovviamente, è stato il primo posto nella classivica cannonieri del Mondiale in Spagna. Ma non solo: “Ho vinto con il Vicenza due classifiche dei marcatori: 21 reti in B e 24 in A. Le marcature dei difensori, all’epoca, erano asfissianti. Segnare tutti quei gol, non era per nulla banale. Oggi i grandi bomber sono più tutelati”. Alle sue spalle, in maglia bianconera, c’era un certo Platini: “Negli anni in cui ha giocato alla Juventus, Micheal era il giocatore più forte al mondo. Calcio straordinario di potenza e precisione: lanci di 60 metri che arrivavano sul tuo piede. Prima di ricevere la palla, sapeva già cosa fare. Ha giocato nel periodo di Zico e Maradona. Sono stati i giocatori che hanno caratterizzato un decennio. Ed erano tutti in Italia. Ma ci sono stati anche altri calciatori con cui ho avuto un feeling particolare. I miei assist men ideali sono stati Giancarlo Salvi, con cui ho giocato a Vicenza, e Franco Cerilli, arrivato dall’Inter anche lui in maglia biancorossa. Un mancino che aveva un gran bel piede. Ma soprattutto voglio ricordare Salvi: indossammo insieme la maglia del Vicenza per la prima volta: era bravissimo a gestire la palla, sapeva dove cercarmi e dove trovarmi. Nel complesso ho avuto al mio fianco grandissimi campioni. Alcuni sono diventati amici sinceri: Tardelli e Cabrini in particolare. Abbiamo fatto un decennio in nazionale insieme. Con loro ho un legame fortissimo: un’amicizia spontanea nata durante i tanti anni vissuti insieme”.
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